RISOLUZIONE
I PARTECIPANTI ALL’ XI° CONVEGNO INTERNAZIONALE DELLA SIPBC
Riunitisi in Abruzzo dall’11 al 16 giugno 2007 per esaminare i principi e le implicazioni di carattere culturale, sociale ed etico che dovrebbero ispirare gli interventi di rivitalizzazione del patrimonio culturale perché siano compatibili e funzionali alla sua tutela;
convinti che il patrimonio culturale, compreso il paesaggio, nelle sue molteplici forme, materiali e immateriali, sia espressione ed elemento costitutivo di quel nuovo umanesimo culturale ed ambientale in grado di proiettarci con sicurezza verso il futuro ancorandone il progetto al nostro passato e al nostro quotidiano vissuto;
convinti che la salvaguardia di un bene culturale concretizza uno dei fondamentali diritti collettivi dell’uomo, traendo ragion d’essere dal contributo che la conoscenza e il godimento di tale bene, nel creare e rinnovare un vitale contatto fra “produttore-creatore” e “utente”, fornisce alla riscoperta delle origini e al rafforzamento dell’identità culturale, alla crescita della persona e della sua comunità, come anche alla sua conoscenza delle identità culturali “altre” e, quindi, alla sua capacità di comunicare, interagire e pacificamente convivere;
ritenendo pertanto che la “rivitalizzazione” del patrimonio culturale, intesa non come un improponibile ritorno alla vita originaria del bene ma come processo di riappropriazione per la qualità della vita di oggi, non possa prescindere dalla sua funzionale ricontestualizzazione e dal suo organico reinserimento nel ciclo vitale della cultura attuale;
considerata essenziale a tal fine una politica culturale, sociale ed economica orientata allo sviluppo sostenibile, al rafforzamento dell’identità culturale, alla rivitalizzazione delle culture e al dialogo interculturale, alla coesione sociale e alla qualità della vita, grazie anche alla partecipazione motivata e responsabile degli individui alle attività sociali e culturali della comunità;
convinti che una strategia di rivitalizzazione del patrimonio culturale, materiale e immateriale – prodotto e produttore di risorse- possa essere perseguita con successo solo nel quadro della piena valorizzazione e tutela di tutte le risorse ambientali -umane, finanziarie, tecnologiche- disponibili per la sua conservazione e gestione;
certi che un’organica rivitalizzazione costituisca volano indispensabile, non solo per sostenere il più ampio accesso ai beni culturali ma anche per implementare la loro intrinseca vocazione allo sviluppo di un turismo di qualità, compatibile con la relativa protezione;
persuasi che tutti i luoghi depositari di testimonianze di storia e civiltà (centri storici e paesaggi, aree archeologiche, comprese quelle sommerse, musei, ecc.), gli strumenti della memoria o i documenti storici (Archivi e Biblioteche; monete, medaglie, timbri, pergamene, ecc.) abbiano un ruolo fondamentale nella vita culturale della collettività e nella formazione dei cittadini, nella ricerca storica e scientifica e nel processo dinamico che anima la creatività fra ancoraggio alla tradizione e innovazione;
convinti dunque della necessità che il processo di salvaguardia/valorizzazione debba essere mediato da una rivitalizzazione funzionale all’attività di ricerca, studio, conoscenza e produzione artistica, anche attraverso le più avanzate tecnologie di riproduzione virtuale, informazione e comunicazione;
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1. avendo presente che il tema della rivitalizzazione del patrimonio culturale è costantemente associato, nella Convenzione Unesco sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale ( Parigi 16 novembre 1972), a quelli della protezione, della conservazione, della valorizzazione e del restauro, (v. artt. 22, 23 e 24) ponendosi come loro fine ultimo e condizione, a garanzia dei diritti delle “generazioni future”;
2. condividendone il richiamo:
a. alla funzione fondamentale del patrimonio culturale nella vita collettiva e alla conseguente necessità di integrarne la protezione nei programmi di pianificazione generale;
b. all’esigenza di sostenere -con il ricorso alle tecniche più avanzate e all’impiego razionale delle risorse disponibili- la ricerca e gli studi necessari a risolvere i problemi di carattere artistico, scientifico, tecnico ed economico legati alla protezione, conservazione, valorizzazione e rivitalizzazione del patrimonio culturale, sostenendo conseguentemente, sia a livello regionale che nazionale, tutte le iniziative e le strutture di formazione di specialisti a tutti i livelli;
3. tenuto conto della Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio immateriale (Parigi 17 ottobre 2003) per quanto concerne la stretta interdipendenza fra patrimonio culturale e naturale e patrimonio immateriale, con particolare riferimento a tutte quelle tradizioni e manifestazioni che valgono a qualificare l’identità e la vitalità culturale di una comunità (tradizioni ed espressioni orali, arti dello spettacolo, pratiche sociali, rituali ed eventi festivi, conoscenze e pratiche relative alla natura e all’universo, savoir faire connessi all’artigianato tradizionale), che trovano nel patrimonio fisico la cornice più appropriata e allo stesso tempo un destinatario naturale delle cure che esse possono concretizzare, sollecitare e favorire;
4. sottolineando il contributo fornito dalla Convenzione Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (Parigi 20 ottobre 2005) al riconoscimento
a. dell’importanza della cultura per la coesione sociale e, in particolare, del ruolo che la diversità delle espressioni culturali, la vitalità delle culture, la creatività e l’accesso agevolato alla fruizione di tutte le espressioni culturali hanno nel dialogo interculturale e nella promozione dello sviluppo;
b. del ruolo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione nell’enfatizzare e diffondere a livello planetario la duplice valenza –culturale ed economica- di beni e attività culturali e dell’incidenza che esse hanno nel favorire l’interazione fra culture diverse ma anche, quando esse non siano disponibili, il loro possibile squilibrio;
5. tenuto conto dell’apporto della Convenzione Unesco per la protezione del patrimonio culturale subacqueo alla protezione e valorizzazione di un patrimonio difficilmente accessibile, ma essenziale alla ricostruzione di vicende e modi di vita del passato e dunque meritevole di essere sottratto ai rischi di illecita appropriazione, dispersione, degrado od impropria manipolazione, proteggendolo in situ attraverso opportuni protocolli scientifici, o recuperandolo, restaurato ed esposto nei musei, ai circuiti vitali della fruizione (ricerca, divulgazione scientifica, conoscenza)
6. ravvisando nell’apposito Codice di deontologia dell’ICOM un importante strumento di riferimento per la gestione dei musei nell’interesse della comunità scientifica e della società, per lo sviluppo delle conoscenze, il rispetto della legalità, la prevenzione e il contrasto degli illeciti, sia attraverso appropriate tecnologie e strumenti di sicurezza, che attraverso programmi di cooperazione tecnico-scientifica con i corpi specializzati delle forze dell’ordine e la magistratura e con altre strutture museali nel mondo;
7. tenuto conto delle importanti indicazioni fornite dalle Convenzioni europee per la salvaguardia del patrimonio architettonico dell’Europa (Granata, 3 ottobre 1985) e per la protezione del patrimonio archeologico (La Valletta, 16 gennaio 1992) per quanto concerne la rivitalizzazione in termini di recupero alla vivibilità nel recupero della memoria storica e della conoscenza, attraverso la ricerca e lo studio delle emergenze urbanistiche, architettoniche e archeologiche e l’approntamento delle tecniche di salvaguardia e valorizzazione più efficaci;
8. tenuto conto della Raccomandazione dell’UNESCO “concernente la salvaguardia degli insiemi storici o tradizionali ed il loro ruolo nella vita contemporanea” (Nairobi, 26 novembre 1976) e della Carta internazionale dell’ICOMOS per la salvaguardia delle città storiche (Washington, 1987) quali importanti strumenti di riferimento per progettare la tutela, la fruizione funzionale e uno sviluppo urbano compatibile;
9. ritenendo esemplare il modello di rivitalizzazione integrata del patrimonio culturale materiale e immateriale nel contesto della gestione del territorio e delle sue risorse e nella prospettiva dello sviluppo locale sostenibile delineato dalla Dichiarazione di Segesta (20 settembre 1995) e dalla Carta di Verona (agosto 1997) sulla salvaguardia e utilizzazione degli antichi luoghi di spettacolo;
10. sottolineando il contributo significativo della Fondazione Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) alla realizzazione di detto modello negli antichi teatri greco romani (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 33);
11. ritenendo esemplari e meritevoli della più ampia diffusione tutti i progetti pilota destinati a facilitare l’accesso informatico a beni culturali difficilmente accessibili;
12. esprimendo viva soddisfazione per l’adozione da parte del Consiglio D’Europa della Convenzione quadro sul valore del patrimonio culturale per la società (Faro. 27 ottobre 2005) che riconosce nel patrimonio culturale, al di là del regime di proprietà dei beni, il manifestarsi dei valori, delle credenze, dei saperi e delle tradizioni di una comunità (art. 2);
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A. apprezzano l’impegno legislativo italiano più recente per riordinare e adeguare, alle luce delle indicazioni fornite da tutti i fori internazionali competenti, il sistema legislativo e amministrativo di protezione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, ivi compreso il paesaggio e l’architettura rurale tradizionale, con particolare riferimento, in successione,
– alla Legge 24 dicembre 2003, n.378 -Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale.
– al Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, istitutivo del Codice dei beni culturali e del paesaggio,
– al contestuale Decreto legislativo 22 gennaio 2004 – nro 30 – Modificazioni alla disciplina degli appalti pubblici di lavori concernenti i beni culturali
– al successivo Decreto Legislativo 24 marzo 2006, n. 157 -Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio” con il quale, fra l’altro, viene sottolineata la complementarietà e sussidiarietà delle responsabilità e dell’azione degli enti locali e del governo nazionale;
B. ravvisano nella Legge 20 febbraio 2006, n. 77, “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’ UNESCO” non solo uno strumento normativo a favore dei siti italiani del Patrimonio Mondiale ma anche un importante strumento per lo sviluppo di modelli di riferimento e best practices in grado di orientare la gestione di tutti i beni culturali;
C. si compiacciono per il costruttivo contributo scientifico e negoziale dato dall’Italia per l’adozione di tutti gli strumenti normativi internazionali in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, in particolare, da ultimo, per le Convenzioni Unesco sopra ricordate sul patrimonio immateriale e sulla diversità delle espressioni culturali, e per la tempestiva ratifica di quest’ultima, di cui attendono una efficace ricaduta anche con la messa in essere di opportuni meccanismi applicativi e di monitoraggio;
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D. auspicano
1. la tempestiva conclusione dell’iter legislativo di ratifica della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio immateriale, attualmente all’esame del Senato;
2. l’avvio e/o il rapido sviluppo delle consultazioni interministeriali e del successivo iter legislativo per l’adesione italiana anche a tutti gli ulteriori strumenti giuridici internazionali non ancora ratificati, con particolare riferimento, fra altri, a:
o la Convenzione dell’Unesco sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo
o la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione del patrimonio archeologico
o la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società
considerato lo specifico interesse italiano nelle materie oggetto di tali strumenti;
E. sollecitano il governo italiano ad assumere un ruolo promotore verso gli altri governi per il raggiungimento, da parte di tutti gli strumenti internazionali di tutela del patrimonio culturale ancora inefficaci, del numero di ratifiche necessarie alla loro entrata in vigore; in particolare ad operare perché la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società raggiunga non solo le 10 adesioni necessarie, ma quella più ampia base associativa necessaria a promuovere l’impegno e la cooperazione di tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea.
A tal fine
F. pongono l’accento
1. sul contributo significativo che tale Convenzione, riconoscendo il ruolo centrale della persona nell’attività di produzione e fruizione del patrimonio culturale, apporta all’affermazione del diritto alla libera partecipazione alla vita culturale consacrato dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite (1948) e garantito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966);
2. sull’enfasi conseguentemente posta da detta Convenzione sullo specifico interesse pubblico del patrimonio culturale in quanto funzionale allo sviluppo sostenibile, alla qualità della vita e alla promozione di una società pacifica e democratica; dunque, sulla responsabilità individuale e collettiva e sulla sinergia di competenze fra tutti gli attori -pubblici, istituzionali e privati- necessaria per la sua gestione e cura;
3. sull’impegno richiesto ai Governi perché regolino conseguentemente il processo di sviluppo economico, politico e sociale e la gestione del territorio avvalendosi, se necessario, anche di studi di impatto culturale e di strategie di riduzione dei danni, che, qualificando una economia dei beni culturali in grado di far leva sul loro potenziale senza comprometterne integrità e valori, ne garantiscano una fruizione ampia, condivisa e durevole;
G. sottolineano:
1. l’importanza di integrare saperi e mestieri tradizionali con le tecniche e le professionalità più innovative nella conoscenza, salvaguardia e rivitalizzazione dei beni e dei luoghi della cultura, come anche delle strutture e dei complessi abitativi tradizionali, testimoni e custodi di antiche tradizioni, memorie e modi di vivere;
2. l’esigenza di sviluppare programmi di studio, ricerca e formazione per esperti, gestori ed operatori nonché di informazione e sensibilizzazione dei fruitori, a partire dai giovani;
3. la necessità che luoghi di cultura e servizi associati -come musei, teatri, archivi, biblioteche- diventino spazi nei quali:
o la conoscenza e il godimento del patrimonio architettonico e monumentale, classico e moderno, possano sposarsi con la conoscenza e la fruizione del patrimonio artistico immateriale, classico e moderno (musica, teatro, danza, letteratura, ecc.) e delle tradizioni popolari e folcloristiche (feste, riti, cerimonie, ecc.) nonché con la produzione e la conoscenza/fruizione di nuove forme di arte e comunicazione culturale;
o la riutilizzazione di antiche tecniche e mestieri si integri con la sperimentazione di nuove forme di creatività e delle più avanzate tecnologie di conservazione, valorizzazione, comunicazione, divulgazione, producendo quel fermento culturale, sociale ed economico necessario a garantire le condizioni di una rivitalizzazione funzionale alla fruizione e al riutilizzo in quanto funzionale alla salvaguardia;
CHIEDONO
un’azione solidale
A. delle competenti istanze multilaterali, internazionali ed europee
1. per promuovere presso gli Stati membri iniziative legislative e amministrative necessarie per ratificare e rendere operative tutte le Convenzioni internazionali sulla salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale ed in grado di favorire una rivitalizzazione/fruizione dei beni culturali fondata sul recupero, la salvaguardia ed il rispetto del loro intrinseco valore di testimonianze di civiltà e strumenti di crescita culturale della comunità locale, nazionale e internazionale;
2. per divulgare presso gli Stati membri la conoscenza delle migliori esperienze di gestione ispirate a tale principio;
B. delle autorità nazionali e locali preposte a vario titolo alla tutela e alla valorizzazione di tutti i beni culturali, compreso il paesaggio, sia di proprietà pubblica che privata
1. per definire i criteri e le tipologie d’uso compatibile del patrimonio culturale e le nuove figure di reato connesse al relativo mancato rispetto;
2. per promuovere un coordinamento interistituzionale attivo per la prevenzione, il contrasto e la repressione degli illeciti relativi al patrimonio culturale nel rispetto dei principi e delle norme internazionali pertinenti nonché degli specifici codici deontologici di settore;
3. per vigilare, secondo le rispettive competenze e in stretto coordinamento, affinché detti beni siano tutelati e destinati ad utilizzazioni coerenti con lo specifico valore storico-culturale ad essi riconosciuto e nell’interesse della comunità e perché eventuali progetti di intervento e nuove destinazioni d’uso rispondano effettivamente ai pertinenti indirizzi espressi nella normativa internazionale e nazionale, contrastando con decisione ogni possibile uso incompatibile con il loro carattere storico, religioso od artistico o pregiudizievole sotto il profilo della loro conservazione ed integrità;
4. per garantire una fruizione democratica, consapevole e responsabile di detti beni, da un lato attraverso costi equi ed accessibili, misurati sull’esigenza di garantire la migliore gestione, ma con esclusione di finalità di lucro; dall’altro attraverso specifici programmi di informazione e sensibilizzazione dei potenziali utenti, attuati anche in collaborazione con gli operatori economici di settore e con il sistema scolastico e con l’ausilio delle più avanzate tecnologie virtuali, per accrescere la solidarietà sociale necessaria alla protezione del bene da illeciti ed improprie utilizzazioni e ad una sua “fruizione” di qualità;
5. per sostenere, promuovere e diffondere progetti-modello di rivitalizzazione dei beni culturali, coerenti con i criteri di conservazione e valorizzazione indicati dallo stesso decreto e sue successive modifiche e integrazioni, ma anche in grado di contribuire alla crescita culturale e alla coesione sociale della comunità perché questa, grazie alla accresciuta consapevolezza, svolga a sua volta, in un circolo virtuoso, un ruolo di tutore e garante di un corretto processo di rivitalizzazione del “proprio” patrimonio”;
6. per favorire in tale processo il miglior utilizzo delle nuove tecnologie quale eccellente fattore abilitante ad una conoscenza e ad un uso senza impedimenti e senza rischi dei beni culturali, in particolare di quelli temporaneamente o permanentemente inaccessibili, scomparsi o particolarmente “fragili” dal punto di vista della conservazione, in considerazione delle inedite opportunità che esse offrono nell’attuazione di esperienze innovative di gestione, comunicazione, fruizione, conservazione e valorizzazione;
7. per sviluppare gli strumenti legislativi, amministrativi e finanziari necessari alla tutela e rivitalizzazione dei manufatti tradizionali -architettonici, urbani e rurali; di carattere abitativo, strumentale o ludico- prodotti in materiali poveri ed espressivi della storia, dell’identità, della cultura e della creativa capacità di adattamento ambientale di una comunità
8. per orientare e sostenere l’azione delle Associazioni no-profit che operano per diffondere e radicare nel territorio, sia in ambito istituzionale che nella società civile e nel sistema imprenditoriale, la cultura di una corretta rivitalizzazione del patrimonio culturale, in coerenza con gli strumenti normativi e deontologici internazionali e nazionali
SI IMPEGNANO
A PROMUOVERE in tutti gli ambienti, nei modi e con i mezzi a propria disposizione, una accresciuta consapevolezza pubblica e vigilanza sociale per il rispetto dei principi e delle norme nazionali e internazionali che favoriscono una rivitalizzazione del patrimonio culturale funzionale alla sua salvaguardia e allo sviluppo culturale delle comunità
A SOLLECITARE l’apparato amministrativo nazionale e locale suscettibile di essere coinvolto in progetti di rivitalizzazione del patrimonio culturale ad operare per la piena applicazione delle norme e dei principi contenuti nei pertinenti strumenti legislativi nazionali e internazionali
A SENSIBILIZZARE gli ambienti istituzionali, imprenditoriali e professionali e i privati interessati, anche con l’offerta di specifici corsi di formazione, perché cooperino nella realizzazione di progetti di rivitalizzazione/salvaguardia scientificamente, culturalmente, socialmente ed eticamente ispirati.